MIKAYEL OHANJANYAN VINCE IL PREMIO HENRAUX

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Lo scultore armeno Mikayel Ohanjanyan è il vincitore del Premio Fondazione Henraux per la Scultura in Marmo con l'opera "Materialità dell’invisibile” in Statuario dell'Altissimo. L’opera nasce dalla volontà di di materializzare l’invisibile e di evidenziarne alcuni aspetti concettuali ed estetici. Nella sua lettura, il progetto proposto, è poliedrico: da un lato raffigura lo spazio vuoto come forma e la materia, dall’altro, contemporaneamente, interroga la materia stessa che, compressa dai cavi d’acciaio, crea nuove prospettive intersecate nel confine della materia e nel vuoto al centro della scultura.

L’estetica dell’opera, marmo e cavi d’acciaio, è simbolica lettura della secolare attività del luogo (il blocco del marmo, la lizzatura), e pone in evidenza le connessioni del marmo e il rapporto fra l’uomo e il suo territorio: il blocco di marmo non nasconde la sua “fragilità” e, fra staticità e dinamicità, pieno e vuoto, visibile e invisibile, nasce un rapporto che plasma continuamente il paesaggio in ottiche nuove, non solo fisiche, ma anche psichiche e sensoriali. 
Al secondo posto giunge Francesca Pasquali con “Frappa”, opera che coniuga, come una grande sfida, la rigidità del marmo, pietra nobile, e la voluttuosità delle frappe plastiche.Al terzo posto, ex aequo, sono premiati Filippo Ciavoli Cortelli e Massimiliano Pelletti, rispettivamente con le opere “Corallo” che unisce i dualismi “mare-monti” e “manualità-evoluzione tecnologica”, tipici di una natura e di una cultura caratterizzanti il territorio Apuo-Versiliese e “Back To Basic”, una testa di matrice classica lavorata dall’artista con un intervento contemporaneo di crivellazione e trattata con alcuni acidi. 
Le quattro opere dall’1 al 31 agosto saranno esposte al pubblico nei giardini della Versiliana, in un percorso espositivo curato da Enrico Mattei e che vede anche la presenza delle tre opere dell’edizione precedente, “Arrivederci e grazie” di Fabio Viale, vincitore nel 2012, “Bue Tractor” di Mattia Bosco e “Samarà” di Alex Bombardieri. (Fonte: Ufficio Stampa Rosi Fontana)